21 AGOSTO 2008: CAMPIGLIA E LA SPIAGGIA DEL PERSICO
Temevo questa discesa. E soprattutto la risalita. Ma Roberto da un po' di tempo mi raccontava di Campiglia, della scalinata verso la spiaggia del Persico e del fantastico mare dove potersi bagnare. E alla fine ci abbiamo provato.
Arriviamo a Campiglia alle 9 del mattino, Roberto, Giovanni ed io. Andrea ha dato forfait all'ultimo minuto, ma ha una buona ragione.
Arrivando dalla Spezia per Portovenere, sulla destra comincia la strada per Campiglia. Alcuni km di curve e tornanti tra il bosco un po' lasciato al suo destino. Siamo nel territorio del Parco delle Cinque Terre; ci dicono che non si può toccare niente, nè coltivare, nè tagliare, nè pulire. La sensazione è che un cerino potrebbe fare un disastro.
Arriviamo a Campiglia e parcheggiamo nei pressi del paese, poco prima c'è comunque un largo spiazzo sulla sinistra. Sotto di noi La Spezia prende vita, mentre davanti si stagliano le case del borgo lungo la collina. Beviamo qualcosa al bar e iniziamo il nostro cammino da Via Tramonti. Perdersi è proprio impossibile e la direzione è una sola, bisogna solo scendere. In uno dei primi scalini, è inciso in modo non molto leggibile il numero di scalini da scendere, 2030 (duemila e trenta)all'andata e 2030 al ritorno. All'inizio ci accompagna un po' di ombra e gli scalini hanno un dislivello minimo, si potrebbero fare in bici. Sulla sinistra si trova anche la monorotaia usata per curare i vigneti e la vendemmia. Dopo poco incrociamo un escursionista che sta tornando su, il suo volto stravolto mi preoccupa un po'. Il mare si vede praticamente sempre sotto di noi, sulla destra Schiara, una delle Cinque Terre nascoste, collegata con un altro sentiero a Campiglia.
Arrivati alle prime case gli scalini cominciano a farsi più impegnativi. Il nostro passo è comunque blando, ci godiamo il panorama e facciamo fotografie. Sulla sinistra si vedono la Palmaria e il Tino in lontananza, i vigneti sono ovunque e tranne pochi tratti, il costone sembra molto ben tenuto. Man mano che incontriamo case ci chiediamo come possano avere costruito qui, con che fatica e con che tenacia. Arriviamo in vista di Case Persico, un'altra terra nascosta, o meglio dei suo tetti piatti. Le antiche cantine sono ora seconde case, in una vediamo un cartello "Vendesi vino", proprio davanti al grande gelso che caratterizza l'abitato.
Dovremmo essere a metà strada più o meno, adesso il paesaggio si apre e la scalinata si fa ripida, anche se non pericolosa. Già si intravede la spiaggia del Persico e più spostato sulla destra lo scoglio Ferale con la conficcata in cima, sulla destra una grossa frana arriva fino al mare. Le forze sono ancora buone e rientriamo in una zona ombrosa. Già pregustiamo un meritato bagno e non si vede nessuno sulla spiaggia. Scendiamo velocemente l'ultimo tratto, il più accidentato, con scalini di diversa misura e un improvvisato corrimano per arrivare finalmente sui sassi rotondi e lucidi del Persico. Non mi sento poi neanche così stanco (illuso, mi pentirò di averlo pensato al ritorno) Si vedono i lavori di contenimento della collina e anche qualche "resto umano" dovuto ai lavori. Se li potevano portare via tutti. Il mare è un po' mosso e siamo titubanti. Per entrare bisogna superare sassi scivolosi e le onde sono irregolari. Facciamo una passeggiata sui sassi verso Schiara, dove si apre un altra piccola baia. Tornati indietro, Roberto decide di provarla e si tuffa in mare. Giovanni mi guarda e mi dice "S'ig va lu, ag vag anca me". E non potevo essere da meno, l'acqua è limpidissima e non c'è neanche una medusa. La sensazione è stupenda, stiamo lì per un po', appoggiati ad uno scoglia che quasi emerge dalle onde. Poi è ora di tornate e non è così facile come sembra. Bisogna fare attenzione ad evitare l'onda grande che può sbatterti contro i sassi e uscire svelti per non scivolare sui sassi bagnati.
Ed eccoci al momento tanto temuto, la risalita. Credo che quando si pensa a 2000 scalini non quantifichiamo esattamente. 2000 scalini sono tanti, sotto il sole e con poca acqua sono moltissimi. Dopo un aitante inizio sono andato a rimorchio di Roberto e Giovanni, sempre rigorosamente dietro, passo dopo passo, sperando già dopo 20 minuti di essere vicini a Campiglia. Giunti a Case Persico ci fermiamo un attimo sotto il gelso. Non so perchè ma pensavo di essere praticamente arrivato. Per tirarmi su il morale Roberto mi dice che mancano 15 minuti. Falso. Dopo altri 40 minuti di calda e assetata sofferenza arriviamo finalmente al punto di partenza. Mai acqua fu più desiderata e bevuta, ci riprendiamo in circa mezz'ora e già pensiamo alla scalinata di Monesteroli...
Temevo questa discesa. E soprattutto la risalita. Ma Roberto da un po' di tempo mi raccontava di Campiglia, della scalinata verso la spiaggia del Persico e del fantastico mare dove potersi bagnare. E alla fine ci abbiamo provato.
Arriviamo a Campiglia alle 9 del mattino, Roberto, Giovanni ed io. Andrea ha dato forfait all'ultimo minuto, ma ha una buona ragione.
Arrivando dalla Spezia per Portovenere, sulla destra comincia la strada per Campiglia. Alcuni km di curve e tornanti tra il bosco un po' lasciato al suo destino. Siamo nel territorio del Parco delle Cinque Terre; ci dicono che non si può toccare niente, nè coltivare, nè tagliare, nè pulire. La sensazione è che un cerino potrebbe fare un disastro.
Arriviamo a Campiglia e parcheggiamo nei pressi del paese, poco prima c'è comunque un largo spiazzo sulla sinistra. Sotto di noi La Spezia prende vita, mentre davanti si stagliano le case del borgo lungo la collina. Beviamo qualcosa al bar e iniziamo il nostro cammino da Via Tramonti. Perdersi è proprio impossibile e la direzione è una sola, bisogna solo scendere. In uno dei primi scalini, è inciso in modo non molto leggibile il numero di scalini da scendere, 2030 (duemila e trenta)all'andata e 2030 al ritorno. All'inizio ci accompagna un po' di ombra e gli scalini hanno un dislivello minimo, si potrebbero fare in bici. Sulla sinistra si trova anche la monorotaia usata per curare i vigneti e la vendemmia. Dopo poco incrociamo un escursionista che sta tornando su, il suo volto stravolto mi preoccupa un po'. Il mare si vede praticamente sempre sotto di noi, sulla destra Schiara, una delle Cinque Terre nascoste, collegata con un altro sentiero a Campiglia.
Arrivati alle prime case gli scalini cominciano a farsi più impegnativi. Il nostro passo è comunque blando, ci godiamo il panorama e facciamo fotografie. Sulla sinistra si vedono la Palmaria e il Tino in lontananza, i vigneti sono ovunque e tranne pochi tratti, il costone sembra molto ben tenuto. Man mano che incontriamo case ci chiediamo come possano avere costruito qui, con che fatica e con che tenacia. Arriviamo in vista di Case Persico, un'altra terra nascosta, o meglio dei suo tetti piatti. Le antiche cantine sono ora seconde case, in una vediamo un cartello "Vendesi vino", proprio davanti al grande gelso che caratterizza l'abitato.
Dovremmo essere a metà strada più o meno, adesso il paesaggio si apre e la scalinata si fa ripida, anche se non pericolosa. Già si intravede la spiaggia del Persico e più spostato sulla destra lo scoglio Ferale con la conficcata in cima, sulla destra una grossa frana arriva fino al mare. Le forze sono ancora buone e rientriamo in una zona ombrosa. Già pregustiamo un meritato bagno e non si vede nessuno sulla spiaggia. Scendiamo velocemente l'ultimo tratto, il più accidentato, con scalini di diversa misura e un improvvisato corrimano per arrivare finalmente sui sassi rotondi e lucidi del Persico. Non mi sento poi neanche così stanco (illuso, mi pentirò di averlo pensato al ritorno) Si vedono i lavori di contenimento della collina e anche qualche "resto umano" dovuto ai lavori. Se li potevano portare via tutti. Il mare è un po' mosso e siamo titubanti. Per entrare bisogna superare sassi scivolosi e le onde sono irregolari. Facciamo una passeggiata sui sassi verso Schiara, dove si apre un altra piccola baia. Tornati indietro, Roberto decide di provarla e si tuffa in mare. Giovanni mi guarda e mi dice "S'ig va lu, ag vag anca me". E non potevo essere da meno, l'acqua è limpidissima e non c'è neanche una medusa. La sensazione è stupenda, stiamo lì per un po', appoggiati ad uno scoglia che quasi emerge dalle onde. Poi è ora di tornate e non è così facile come sembra. Bisogna fare attenzione ad evitare l'onda grande che può sbatterti contro i sassi e uscire svelti per non scivolare sui sassi bagnati.
Ed eccoci al momento tanto temuto, la risalita. Credo che quando si pensa a 2000 scalini non quantifichiamo esattamente. 2000 scalini sono tanti, sotto il sole e con poca acqua sono moltissimi. Dopo un aitante inizio sono andato a rimorchio di Roberto e Giovanni, sempre rigorosamente dietro, passo dopo passo, sperando già dopo 20 minuti di essere vicini a Campiglia. Giunti a Case Persico ci fermiamo un attimo sotto il gelso. Non so perchè ma pensavo di essere praticamente arrivato. Per tirarmi su il morale Roberto mi dice che mancano 15 minuti. Falso. Dopo altri 40 minuti di calda e assetata sofferenza arriviamo finalmente al punto di partenza. Mai acqua fu più desiderata e bevuta, ci riprendiamo in circa mezz'ora e già pensiamo alla scalinata di Monesteroli...
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