8 AGOSTO 2007: LE GROTTE DI EQUI TERME
Finalmente aperte. Da almeno un paio d'anni avremmo voluto visitare le grotte di Equi Terme e quest'estate l'apertura da giugno a settembre ce ne ha dato l'opportunità. Eravamo stati a Equi Terme a dicembre, per un giro veloce nel borgo, guardando i fumi delle terme, e anche stavolta il tempo non è dei migliori: nuvole e qualche goccia di pioggia, che insieme alla famigerata SR445 della Garfagnana (veramente una pessima strada per raggiungere Equi) non rendono il viaggio particolarmente agevole.
Ma siamo ben presto ripagati dalla visita delle grotte. Il costo dell'entrata è 8 euro e partono piccoli gruppi ogni mezz'ora. Siamo in anticipo e diamo un'occhiata al piccolo Museo delle Grotte, con un percorso didattico ideale per le scolaresche e la grande riproduzione dell'Orso Preistorico. Il sentierino che porta al ponte sul Fagli è chiuso e decidiamo aspettare pazientemente le 3 e mezza quando aprono i cancelli.
La guida ci spiega che non possiamo fare fotografie all'interno, per non spaventare i pipistrelli, solo uscendo sul balcone naturale da dove si vedono Equi e le Alpi Apuane. Indossiamo i caschi, che ci saranno molto utili visti i numerosi colpi che prenderemo. A causa della giornata fresca, non c'è un vento molto forte al cominciare il percorso, che si divide in due parti. All'inizio si sale abbastanza agevolmente tra le rocce, in una zona senz'acqua, per poi scendere fino a un fiume sottorraneo, di cui però si vede poco. La seconda parte è sicurente la più interessante ( e umida), con stalattiti, stalagmiti e altre forme di erosione create dall'acqua e dal vento. L'ambiente è veramente suggestivo e la guida ci spiega che esiste una terza parte, ancora più bella, solo accessibile da esperti speleologi. Sarà fruibile ai più nel futuro?
Cominciano a ritornare sui nostri passi, deviando verso destra e salendo all'esterno. Il calore si nota molto adesso e con sollievo usciamo sul terrazzo, ammirando il borgo tra le montagne e riprendendo fiato. Abbiamo quasi finito, il tempo di vedere un'altro piccolo specchio d'acqua sotterraneo e raggiungere l'uscita. Ci abbiamo impiegato poco più di un'ora a fare l'intero percorso.
Vista l'ora, facciamo un breve giro di Equi Terme e andiamo a visitare Vinca, nonostante le maledizioni di Andrea. Dopo una decina di chilometri di curve in salita tra il bosco, la strada è stretta in alcuni punti, ma ben asfaltata, parcheggiamo all'inizio del paese, dove un artigiano del legno sta lavorando sulle sue creazioni. Il tempo è sempre così così, Andrea decide di rimanere in macchina, noi diamo un'occhiata in giro. Si nota che è estate, il borgo non è spopolato. Ovunque sulla pietra arenaria, ci sono indicazioni di sentieri che portano sulle Apuane o alla stessa Equi attraverso Aiola. Il grigio è il colore dominante, insieme al bianco di qualche marmo. Un signore mi vede con la macchina fotografica e mi fa notare murato in una casa un giglio, simbolo del potere fiorentino. Saliamo fino alla chiesa, dove stanno preparando una festa paesana. Proprio davanti si trova il monumento ai caduti. Il 24 agosto 1944, Vinca fu scenario di un eccidio che costò la vita a numerose persone e al parroco del paese, di cui rimane una targa commemorativa.
Per essere un borgo di montagna ha una certa dimensione e vaghiamo tra le case antiche, tra i bei portali e numerose maestà. Fotografando un altro giglio, un signore anziano mi racconta che l'ha murato lui accanto alla porta, che prima non era così. Gli chiedo se esistono alcuni ruderi da qualche parte, ma fa no con la testa.
Torniamo verso la macchina e prima di tornare verso l'alta Lunigiana compriamo nel negozio di alimentari del paese il pane di Vinca, ovviamente, 2 euro e 40 peer una pagnotta bella grande. Vedo anche un vino del posto ma lascio stare. Il pane ce lo mangiamo quasi metà tornando verso Monzone, il giorno dopo e il giorno dopo ancora. Penso al pane del panettiere sotto casa che la sera lo uso come mattone per costruire...
Finalmente aperte. Da almeno un paio d'anni avremmo voluto visitare le grotte di Equi Terme e quest'estate l'apertura da giugno a settembre ce ne ha dato l'opportunità. Eravamo stati a Equi Terme a dicembre, per un giro veloce nel borgo, guardando i fumi delle terme, e anche stavolta il tempo non è dei migliori: nuvole e qualche goccia di pioggia, che insieme alla famigerata SR445 della Garfagnana (veramente una pessima strada per raggiungere Equi) non rendono il viaggio particolarmente agevole.
Ma siamo ben presto ripagati dalla visita delle grotte. Il costo dell'entrata è 8 euro e partono piccoli gruppi ogni mezz'ora. Siamo in anticipo e diamo un'occhiata al piccolo Museo delle Grotte, con un percorso didattico ideale per le scolaresche e la grande riproduzione dell'Orso Preistorico. Il sentierino che porta al ponte sul Fagli è chiuso e decidiamo aspettare pazientemente le 3 e mezza quando aprono i cancelli.
La guida ci spiega che non possiamo fare fotografie all'interno, per non spaventare i pipistrelli, solo uscendo sul balcone naturale da dove si vedono Equi e le Alpi Apuane. Indossiamo i caschi, che ci saranno molto utili visti i numerosi colpi che prenderemo. A causa della giornata fresca, non c'è un vento molto forte al cominciare il percorso, che si divide in due parti. All'inizio si sale abbastanza agevolmente tra le rocce, in una zona senz'acqua, per poi scendere fino a un fiume sottorraneo, di cui però si vede poco. La seconda parte è sicurente la più interessante ( e umida), con stalattiti, stalagmiti e altre forme di erosione create dall'acqua e dal vento. L'ambiente è veramente suggestivo e la guida ci spiega che esiste una terza parte, ancora più bella, solo accessibile da esperti speleologi. Sarà fruibile ai più nel futuro?
Cominciano a ritornare sui nostri passi, deviando verso destra e salendo all'esterno. Il calore si nota molto adesso e con sollievo usciamo sul terrazzo, ammirando il borgo tra le montagne e riprendendo fiato. Abbiamo quasi finito, il tempo di vedere un'altro piccolo specchio d'acqua sotterraneo e raggiungere l'uscita. Ci abbiamo impiegato poco più di un'ora a fare l'intero percorso.
Vista l'ora, facciamo un breve giro di Equi Terme e andiamo a visitare Vinca, nonostante le maledizioni di Andrea. Dopo una decina di chilometri di curve in salita tra il bosco, la strada è stretta in alcuni punti, ma ben asfaltata, parcheggiamo all'inizio del paese, dove un artigiano del legno sta lavorando sulle sue creazioni. Il tempo è sempre così così, Andrea decide di rimanere in macchina, noi diamo un'occhiata in giro. Si nota che è estate, il borgo non è spopolato. Ovunque sulla pietra arenaria, ci sono indicazioni di sentieri che portano sulle Apuane o alla stessa Equi attraverso Aiola. Il grigio è il colore dominante, insieme al bianco di qualche marmo. Un signore mi vede con la macchina fotografica e mi fa notare murato in una casa un giglio, simbolo del potere fiorentino. Saliamo fino alla chiesa, dove stanno preparando una festa paesana. Proprio davanti si trova il monumento ai caduti. Il 24 agosto 1944, Vinca fu scenario di un eccidio che costò la vita a numerose persone e al parroco del paese, di cui rimane una targa commemorativa.
Per essere un borgo di montagna ha una certa dimensione e vaghiamo tra le case antiche, tra i bei portali e numerose maestà. Fotografando un altro giglio, un signore anziano mi racconta che l'ha murato lui accanto alla porta, che prima non era così. Gli chiedo se esistono alcuni ruderi da qualche parte, ma fa no con la testa.
Torniamo verso la macchina e prima di tornare verso l'alta Lunigiana compriamo nel negozio di alimentari del paese il pane di Vinca, ovviamente, 2 euro e 40 peer una pagnotta bella grande. Vedo anche un vino del posto ma lascio stare. Il pane ce lo mangiamo quasi metà tornando verso Monzone, il giorno dopo e il giorno dopo ancora. Penso al pane del panettiere sotto casa che la sera lo uso come mattone per costruire...
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Ciao
Gianni